Fermi ma non immobili, il viaggio durante la pandemia – di Katia Leone e Domenico Arturo Nesci

Fermi ma non immobili, il viaggio durante la pandemia – di Katia Leone e Domenico Arturo Nesci

     Quest’emergenza nazionale, come professionisti della relazione d’aiuto, non ci vede immuni da ciò che tutti stiamo vivendo. Anche noi, come ricorda Nancy McWilliams in un breve scritto, recentemente pubblicato dall’IPA, nonostante siamo allenati a farlo, ci ritroviamo davanti a noi stessi, dinanzi a debolezze e paure che abitano nel nostro inconscio e che la pandemia ha risvegliato.

     Ci ritroviamo come davanti ad uno specchio e siamo chiamati in prima persona a guardare e a riscoprire – restando a casa il più possibile e rispettando la distanza sociale – all’interno della nostra cassetta degli attrezzi parti di noi dimenticate e cose per cui pensavamo di non avere il tempo.

     Stiamo trasformando la nostra quotidianità, tutti per uno scopo comune: difenderci dal Covid-19 e limitare il più possibile la diffusione di questo virus. Questo, inevitabilmente, anche se allontanati fisicamente, ci rende tutti più vicini. Tutto attorno a noi si trasforma, le città che prima erano affollate sono oggi semi-deserte, il lavoro per molte aziende si è trasformato in smart working, così come la scuola si è dovuta reinventare creando classi virtuali, fino ad arrivare alla psicoterapia che, inevitabilmente, non è possibile svolgere vis-à-vis per ragioni di sicurezza.

Negli appunti di una di noi, specializzanda in formazione presso la Scuola Internazionale di Psicoterapia nel Setting istituzionale (SIPSI), troviamo un interessante interrogativo proprio su questo argomento.

“Come si sta trasformando la psicoterapia? Nella mia esperienza di queste settimane di isolamento vorrei parlare di una mia paziente, che per motivi di privacy chiamerò E. Si tratta di una donna che seguo da diversi mesi in un’istituzione convenzionata con la nostra Scuola per il tirocinio e con la quale è stato molto difficile entrare in relazione. Sono trascorsi diversi incontri prima che sentissi che lei si iniziava a fidarsi di me anche se, nonostante questo, rimaneva sempre in superficie evitando temi che riguardassero la sua sfera emotiva. Era come se volesse stare con un piede dentro la stanza della terapia e con un piede fuori.

     Con l’inizio della pandemia, grazie alla formazione sulla psicoterapia online offerta dalla mia scuola di specializzazione, e confortata dal parere favorevole dei Tutors e dei Docenti della Scuola, ho chiesto alla paziente se volesse proseguire il percorso attraverso una terapia via Skype.

     La signora E. ha accettato di buon grado la mia proposta. Lasciando invariati ora e giorno della terapia, abbiamo iniziato a svolgere le sedute online. Con mia sorpresa, mi sono trovata di fronte ad un grande cambiamento: la signora E. è riuscita a dare inizio ad un lavoro terapeutico più profondo.

     Trasformando il nostro spazio da reale a virtuale la terapia stessa si è trasformata e la signora E. ha iniziato ad affrontare temi mai sfiorati prima e ad esplorare di più il suo mondo interno, riferendomi anche diversi sogni, cosa mai successa in precedenza. La paziente ha ridotto notevolmente la distanza che invece prima si percepiva e ha dato vita ad una vera e propria relazione con sé stessa, attraverso me, nel transfert, come mi è stato fatto notare in supervisione. La signora E. ha iniziato ad avere come interlocutore il proprio inconscio e ad iniziare così il suo viaggio – anche se ferma a casa sua perché impossibilitata a muoversi. Ha scoperto che mentre tutti i giorni sembrano uguali e il tempo in questo momento sembra immobile, il suo mondo interno continua a fluire e a darle la possibilità di trasformarsi. Così come fa un bruco che si trasforma prima in crisalide e poi in farfalla per poi spiccare il volo, anche la signora E. ha iniziato la sua trasformazione.”

     Nel dialogo con uno di noi, in supervisione, anche qui sempre online, per l’epidemia, ci si è allora interrogati sul senso di quello che stava accadendo.

Cosa ha portato il clima della terapia a cambiare in modo così importante?

Potremmo descrivere questo cambiamento mettendo in luce alcuni punti significativi.

     In primis, possiamo ipotizzare un fattore ambientale. Non c’è dubbio che la paziente si è sentita più a suo agio a casa sua, in un ambiente per lei più confortevole rispetto allo spazio istituzionale, inevitabilmente non familiare, e dove si arriva comunque dopo un viaggio che può essere stato stressante. Nel caso di E., ad esempio, arrivava molto tesa a tutte le sedute vis-à-vis e stava cinque minuti in silenzio prima di iniziare a parlare… Nelle sedute online parlava subito, invece, fin dall’inizio, ed era puntualissima.

     Un secondo elemento importante può essere stato il fatto che ha vissuto la nostra proposta di proseguire le sedute online, a causa dell’emergenza, come il segno di un interesse autentico verso di lei, facendola sentire realmente pensata da un’équipe allargata (che non comprendeva solo l’istituzione sede del tirocinio, ma anche la Scuola). La paziente infatti, nelle sedute online, ha portato il discorso su altre istituzioni (come la scuola di suo figlio) dove, a causa dell’incapacità e/o delle resistenze di alcuni docenti ad usare le nuove tecnologie, non è stato possibile completare alcune attività didattiche programmate. In questo si inserisce anche il fatto che la paziente spesso sente di dover ringraziare per il fatto di non essere stata abbandonata.

     Un terzo elemento importante, a nostro avviso, è il fatto che E. abbia iniziato a portare dei sogni nelle sedute. Ci sembra di per sé un segno del sentirsi accolta e contenuta, del potersi fidare ed affidare, perché nella psicoterapia la qualità della relazione non è una questione di vicinanza fisica ma di vicinanza emotiva. Il primo sogno portato dalla paziente, nella prima seduta online, la vede percorrere una strada buia. Nel sogno deve andare a prendere un’amica e con lei ci sono altre due amiche che, durante il percorso, però, restano indietro, mentre lei prosegue sola, anche se non sa di preciso dove sta andando perché non conosce la strada per arrivare dall’amica. In un altro sogno, sempre in una seduta online, la signora E. si reca ad una festa a casa di sua zia. Lì vorrebbe salutare un suo cugino, a lei molto caro; c’è molta gente, molta confusione. Non ritrova quel cugino ma ne ritrova un altro, uno che conosce poco, con cui non ha confidenza, ma alla fine lo saluta e intraprende una conversazione con lui.

     In supervisione interpretiamo questi sogni come indicativi del fatto che la paziente mostra un desiderio di recuperare parti di sé dimenticate e/o con cui non ha confidenza, si vede in scenari nuovi, dove non conosce cosa sta succedendo ma in cui comunque intanto prosegue e cammina, così come per il percorso della terapia che non conosce ma che decide di intraprendere e continuare andando dalla terapeuta/amica perché ora si fida del fatto che è pronta ad accoglierla, grazie al passaggio alla psicoterapia online per evitare di interrompere il trattamento.

 

 

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