I benefici psicologici della Biblioterapia di Angelo Urbano

Dott. Angelo Urbano
La biblioterapia è una tecnica terapeutica che, con l’ausilio della lettura o scrittura di un testo, aiuta il soggetto a superare particolari eventi traumatici della vita, a comprendere parti di sé ancora sconosciute o a gestire situazioni di stress psicofisico. Con un effetto a cascata il piacere di leggere attiva tutta una serie di benefici fondamentali per lo sviluppo emotivo e mentale. La lettura aiuta ad allargare gli orizzonti e mette direttamente in contatto con idee, persone, situazioni e luoghi che altrimenti non sarebbero conoscibili in prima persona. La lettura, inoltre, sviluppa il pensiero inducendolo al ragionamento e accresce contemporaneamente l’immaginazione, trampolino di lancio per un’azione creativa nella vita. La traduzione delle proprie esperienze in forma narrativa può avere notevoli benefici terapeutici in quanto fornisce al paziente l’opportunità di costruire e di attribuire un senso più strutturato alla propria vita.
La lettura e la scrittura possono aiutare ad elaborare e gestire diverse problematiche: dalle pene d’amore alle sofferenze per una malattia, dai percorsi alla ricerca di sé stessi alla condivisione delle emozioni, dal confronto sociale fino alle separazioni o lutti. La biblioterapia, però, non è necessariamente applicata solo al settore psicoterapeutico, ma può essere utilizzata anche in altri ambiti, come è testimoniato dalle esperienze progettuali in contesti di restrizione carceraria, scolastici o prettamente clinici.
La preferenza per l’utilizzo di una pratica piuttosto che dell’altra dipende in massima parte dalle abitudini del paziente. Rispetto alla scrittura sicuramente la lettura rappresenta uno strumento di fruizione più immediato. Chiedere ad un individuo che non si è mai cimentato con la penna potrebbe, a primo impatto, risultare quasi un’azione forzata. In realtà, oltre alla parola letta, cimentarsi in quella scritta può riservare piacevoli sorprese anche per chi non è avvezzo a questa pratica. Dopotutto l’intento non è scrivere ‘il grande romanzo’ ma, più semplicemente, trasferire su carta i propri pensieri ed emozioni poiché l’atto del raccontare fornisce l’opportunità di creare, anche inconsapevolmente, un differente punto di vista della vita e quindi di sé stessi.
Il potere della lettura apre infinite strade verso i tesori dello spirito consentendo di raggiungere una profonda comprensione della vita e della gente, in modo da offrire a noi stessi la più ampia possibilità di scelta. Un buon libro dà la possibilità di appropriarci del modo di pensare dell’autore, di provare le sue stesse emozioni e di usarne l’immaginazione. Il mondo interiore incontra il mondo creato dallo scrittore contribuendo ad un proficuo arricchimento personale. Leggere o scrivere possono davvero consentire di (ri)trovare un equilibrio psichico, o essere utilizzati come fonte di auto-aiuto, ricerca della propria identità, come strumento di crescita personale fino a giungere ad un momento di vera e propria catarsi.
Il terapeuta, in base alla propria esperienza di lettore può proporre dei testi di riferimento in cui sono affrontate le tematiche sulle quali il paziente è più sensibile o che percepisce come fonte di disagio. Nulla vieta, però, che specularmente anche il paziente possa offrire un contributo letterario che lo ha particolarmente colpito e sul quale desidererebbe elaborare in maniera più approfondita le emozioni provate. La lettura, con i suoi tempi, consente una sosta e un periodo di riflessione, indispensabili per entrare in contatto con la propria interiorità, per scoprire e prendersi cura del proprio Sé e per aprirsi alla relazione con gli altri, suggerendoci una molteplicità di incontri, di storie, di mondi possibili. Questa importante attività mentale favorisce la conoscenza di altri modi di pensare, di vivere e di essere e allena a cogliere sfumature di sentimenti in grado di far risuonare la varietà delle emozioni del mondo interiore.
Come ogni fenomeno psichico, i cambiamenti avvengono in base ad una variabilità del tutto personale. Ci sono percorsi di analisi più veloci, altri meno rapidi. Molto dipende dalla scelta di letture mirate alle capacità cognitive del paziente ma, soprattutto, è necessario che, anche soltanto attraverso la lettura di un breve verso, si inneschi una reazione emotiva che provochi, a sua volta, un’elaborazione più approfondita del proprio percorso di vita. Quest’idea, che certo ha antichissime e solide radici nella cultura classica, è diventata, in tempi più recenti, oggetto di riflessione teorica e di pratiche in ambito clinico e psichiatrico con evidenze nell’ambito della ricerca psicologica sperimentale e socio-cognitiva (ricordiamo ad es. i lavori di B. Rimé, D. Paez e J. Pennebaker). Tali esperimenti pionieristici in questo campo hanno prodotto risultati notevoli a distanza di brevissimo tempo dalla somministrazione di brani letti o scritti.
Risulta confortante considerare i libri come dei veri e propri “amici” fedeli e inseparabili, soprattutto in momenti di sconforto e di solitudine. Attraverso il libro inavvertitamente parliamo di noi e ogni lettura non è altro che la decifrazione di una parte diversa di noi stessi. Spesso, infatti, i malesseri dell’anima, i disagi emotivi ed affettivi non dipendono necessariamente da vere patologie, quanto piuttosto dal negare spazio alle proprie esigenze interiori e dal bisogno di dare un senso alla propria vita. I libri come farmaci, dunque. Speciali medicine dell’anima in grado di curare ferite e lenire dolori interiori che, spesso, causano sofferenze maggiori di quelle fisiche.
Dott. Angelo Urbano
Riferimenti bibliografici
Pennebaker J.W. (2004), Scrivi cosa ti dice il cuore. Autoriflessione e crescita personale attraverso la scrittura di sé, Centro Studi Erickson, Trento.
Pennebaker J.W. (2004), Writing to Heal. A Guided Journal for Recovering from Trauma & Emotional Upheaval, New Harbinger, Oakland (CA).
Rimé B. (2007), The Social Sharing of Emotion as an Interface Between Individual and Collective Processes in the Construction of Emotional Climates, «Journal of Social Issues», vol. 63, n. 2, pp. 307-322.
Rimé B., Corsini S., Herbette G. (2002), Emotion, Verbal Expression, and the Social Sharing of Emotion, in S.R. Fussell (a cura di), The Verbal Communication of Emotions. Interdisciplinary Perspectives, Erlbaum, Mahwah-London, pp. 185-208.
Rimé B., Páez D. (2007), La condivisione delle emozioni, «Psicologia sociale», n. 1, gennaio-aprile, pp. 29-68.
Urbano A. (2017), preScrivimi un libro. I benefici psicologici della biblioterapia, Stilo editrice, Bari.