Libere associazioni online sull’epidemia COVID-19 di Giovanna Giarrusso e Domenico A. Nesci

Libere associazioni online sull’epidemia COVID-19 di Giovanna Giarrusso e Domenico A. Nesci

     Nella storia dell’Istituto Internazionale che ha dato vita alla SIPSI (nel 2002) ed alla DREAMS (nel 2010) c’è stato un periodo fecondo (dal 2008 al 2013) in cui uno di noi aveva dato vita, con un gruppo di Docenti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (sede di Roma) e della SIPSI, ad una rivista online innovativa completamente dedicata alle problematiche dei malati oncologici, dei loro familiari e degli operatori sanitari che li seguono, completamente gratuita ed accessibile a tutti: Strumenti in Psico-Oncologia. Una delle rubriche originali della rivista era costituita dal “Testo scritto in rete” in cui gli Autori elaboravano online il testo da pubblicare, rendendo così possibile una collaborazione che superava agevolmente i limiti spaziotemporali. Riprendiamo questa consuetudine stimolati dal passaggio online promosso dall’attuale necessità posta dall’epidemia covid-19. In un Post precedente, su questo stesso Blog, abbiamo documentato l’importanza della psicoterapia online per non abbandonare i nostri pazienti (Giarrusso e Nesci, 2020), impossibilitati a venire da noi personalmente per il rischio del contagio.

     Ora valorizziamo l’uso della rete per condividere ed elaborare a distanza delle riflessioni a partire dal tema dell’epidemia. Seguiremo un filo associativo tutto permeato dallo spirito della nostra Scuola che, con l’aiuto prezioso del Prof. Paolo Vinci, nostro Docente di Antropologia Filosofica, rivisita ogni anno per noi un testo. Ci limiteremo a tre classici: Edipo Re di Sofocle, Romeo e Giulietta di Shakespeare e Robinson Crusoe di Daniel Defoe.

 

L’epidemia… la peste… il trivio: un luogo fatale.

     Nel mito di Edipo la peste è simbolo di una punizione per dei tabù che sono stati violati. Edipo, segretamente adottato da Polibo e Peribea, che regnavano a Corinto, sconvolto dal dubbio di non essere loro figlio naturale, va ad interrogare l’oracolo di Delfi e scoprire chi siano i suoi veri genitori. Al santuario, la Pizia lo scaccia predicendogli che avrebbe ucciso il padre e sposato sua madre. Edipo, per evitare di uccidere Polibo e di sposare Peribea, decide di non tornare più a Corinto e pensa di dirigersi piuttosto verso Tebe. Durante il cammino incontra il padre naturale, Laio, re di Tebe, ad un trivio. Laio è diretto all’oracolo per chiedere lumi sulla comparsa di un mostro ibrido, la Sfinge, che divora i giovani della sua polis se non riescono a risolvere un enigma sull’identità di una creatura che cammina a 4 gambe, poi a 2 e infine a 3… I due non si conoscono. Laio vuole passare per primo. Nello scontro, Laio ha la peggio e muore. Alla notizia della sua morte i tebani eleggono re Creonte, fratello di Giocasta. Intanto Edipo giunge a Tebe dove incontra la Sfinge e risolve l’enigma: la creatura è l’uomo, che da bambino gattona, poi assume la stazione eretta, ed infine si appoggia ad un bastone. La Sfinge si suicida. Creonte cede il trono ad Edipo il quale sposa Giocasta, come vuole la consuetudine. Tebe allora viene colpita dalla peste, ed Edipo invia Creonte a chiedere all’oracolo di Delfi la ragione di quel nuovo flagello. Creonte ritorna riportando la risposta della Pizia, ossia che la peste sarebbe cessata soltanto se la morte di Laio fosse stata vendicata dal momento che il suo assassino viveva in città. Edipo convoca Tiresia, l’indovino cieco, perché gli sveli l’identità dell’assassino. Inutilmente Giocasta tenta di fermare Edipo nella sua ricerca della verità. L’esito tragico è noto: il suicidio di Giocasta e l’autopunizione di Edipo, che si acceca e si auto esilia per punirsi dei crimini commessi (parricidio e incesto), sia pure inconsciamente…

     Questa prima associazione ci riporta a fantasie e dinamiche inconsce che abbiamo visto risvegliarsi nell’attuale epidemia. Il tabù infranto, per il quale Laio viene punito tragicamente, per mano del figlio, è (nel Crisippo di Euripide) quello di aver provocato il suicidio di un giovane di cui il re si era invaghito ed aveva abusato sessualmente: una punizione degli dei. L’oracolo aveva ammonito Laio, dopo l’abuso di Crisippo, che se avesse avuto un figlio, lui figura genitoriale indegna, sarebbe stato ucciso da questo. Una notte, in preda all’ebrezza del vino, Laio dimenticò ogni precauzione e Giocasta restò incinta. Alla nascita il bambino (Edipo) fu esposto per morire sulla montagna… Ma un pastore lo trovò e lo portò ai re di Corinto, che non avevano prole e lo accolsero come un figlio.

     Ci avviciniamo così ad un tema classico dell’antropologia che recupera innumerevoli miti e credenze arcaici in cui la morte era vista come l’esito dell’infrazione di un tabù e la stessa natura mortale dell’uomo era giustificata come conseguenza di un “peccato originale” o di un “errore” o di un “inganno”. L’epidemia, in termini arcaici “la peste”, riattiva dunque, inconsciamente, queste tematiche che rivelano un conflitto tragico tra Natura e Cultura.

     Come non pensare allora al fatto che l’epidemia ha locked down le attività umane e restituito ai canali di Venezia i pesci ed ai cieli delle città l’aria pulita? Come non riflettere sul fatto che un virus (come già il global warming, gli incendi, i terremoti) stanno ricordando alla specie che si auto nomina Sapiens Sapiens che sta invece comportandosi in modo molto insipiente ed autodistruttivo? La cultura umana, paradossalmente, sta rendendo il pianeta inquinato… un luogo inospitale ed invivibile… un’isola deserta.

 

Verona… la peste… la quarantena: un tempo fatale.

     La seconda associazione ci porta, anche se in un’epoca diversa e più vicina a noi, ad esplorare la dimensione del tempo.

     Nel 1596, anno in cui vede la luce la tragedia di Romeo and Juliet, ad opera di William Shakespeare, torna in scena la peste ma questa volta accompagnata da un elemento a lei consequenziale: la quarantena.

     La tragedia narra la storia di due nobili famiglie di Verona, i Montecchi e i Capuleti, rivali da generazioni. Questa rivalità non fermerà l’amore tra Romeo, giovane dei Montecchi, e Giulietta, figlia dei Capuleti. Ad una festa in maschera nella villa della giovane ragazza, i due si incontrano e si innamorano a prima vista. Decidono di sposarsi in segreto grazie all’aiuto di frate Lorenzo, il quale li unisce in matrimonio, sperando in tal modo di portare pace tra le rispettive famiglie. Le cose precipitano quando Tebaldo, cugino di Giulietta, incontra Romeo e cerca di provocarlo a un duello. Romeo rifiuta di combattere contro colui che è ormai anche suo cugino, ma Mercuzio, ignaro del matrimonio segreto, raccoglie la sfida. Tebaldo ferisce Mercuzio. Nell’ira Romeo uccide Tebaldo per vendicare l’amico.

     Mercuzio, in punto di morte, augura la peste ad entrambe le famiglie. E’ il primo a pagare il prezzo della rivalità tra le due famiglie. Di nuovo, associativamente, la peste ci riporta al tema della punizione per il male contro natura commesso dagli esseri umani.

     Romeo è condannato all’esilio. Trova rifugio da frate Lorenzo, che cerca di far incontrare i due sposi, che riescono a passare insieme un’unica notte d’amore. All’alba Romeo fugge a Mantova. Intanto il conte Paride incontra i Capuleti per chiedere la mano di Giulietta e questi acconsentono nonostante il rifiuto della figlia. Fingendo un pentimento per il rifiuto, Giulietta chiede al padre il permesso di andare a confessarsi da frate Lorenzo. In realtà chiede aiuto per evitare il matrimonio. Frate Lorenzo, esperto in erbe medicinali, consegna a Giulietta una pozione che l’avrebbe sospesa in uno stato di morte apparente per quarantadue ore, così da non sposare Paride. Nel frattempo il frate manda il suo assistente, frate Giovanni, a informare Romeo del piano, affinché egli la possa raggiungere al suo risveglio e possano poi fuggire insieme da Verona. Tornata a casa Giulietta finge di acconsentire alle nozze e, una volta giunta la notte, beve la pozione e si addormenta. Al mattino la balia si accorge sconvolta della “morte” di Giulietta. Svoltisi i funerali, viene sepolta nella tomba della famiglia.

     Ma qualcosa sconvolge i piani. Frate Giovanni non arriverà mai a Mantova. Romeo viene a sapere dal suo servo Baldassare della morte della sua sposa. Disperato, si procura un veleno con l’intento di tornare a Verona, dare l’ultimo saluto alla sua amata e togliersi la vita. Frate Lorenzo apprende da frate Giovanni la mancata consegna a Romeo poiché Mantova è sotto quarantena per la peste e gli è stato impedito di recapitare la missiva. Romeo raggiunge precipitosamente Verona e in segreto si inoltra nella cripta dei Capuleti determinato a unirsi a Giulietta nella morte. Dopo averla baciata un’ultima volta, si avvelena. Giulietta intanto si sveglia e alla vista di Romeo morto accanto a lei, si uccide. Dopo la morte dei loro figli, le due famiglie pongono fine alla loro rivalità.

     Il diffondersi di un’epidemia comporta delle angosce importanti. La quarantena impedisce a frate Giovanni di recapitare la missiva segreta a Romeo, e quindi di fargli sapere che la morte di Giulietta era solo una morte apparente grazie alla quale avrebbero potuto scappare insieme e realizzare il loro sogno d’amore in un altro luogo, lontano dalle famiglie d’origine.

     Che senso attribuire alla quarantena? Quello del limite, di ostacolo imprevisto, verrebbe da dire. Qualcosa che non era calcolato nei piani. Un evento che non ci si aspetta. Un impedimento che genera frustrazione, rabbia, angoscia, che richiede una riorganizzazione delle azioni, un cambiamento in corso d’opera. E questo comporta disagio e fastidio perché le nostre azioni, le nostre abitudini sono parte integrante della nostra personalità e non facilmente siamo disposti a cambiarle. E forse è qui che abbiamo bisogno di aiuto. Vi è la percezione del limite, interno ed esterno. Le nostre azioni, i nostri progetti vengono rimandati, viviamo in un tempo sospeso di attesa. Ma attesa di cosa?

 

Il naufragio… l’isola… l’isolamento: spaziotempo di rinascita.

     Non sappiamo precisamente cosa andremo ad affrontare ma possiamo essere protagonisti attivi di questa situazione. In che modo? A noi resta un elemento importante: la gestione del tempo. Qui è il nostro potere. Le nostre azioni possono e devono essere sottoposte ad una revisione. Ci sono persone che vedono lo stare a casa come un rifugio, e ne approfittano per coltivare le proprie passioni; altre soffrono enormemente e lo vivono come una prigionia, in cui il tempo non passa mai. Si creano delle nuove dinamiche che possiamo gestire in vista di un miglioramento e di una crescita personale, e chissà se tutto ciò non potrebbe tornarci utile per il futuro.

     La quarantena infatti può essere anche tempo di progetti: quante e quali risorse interne ed esterne posso mobilitare? Potrebbe essere utile darsi delle nuove regole: organizzare il tempo lasciandosi lo spazio per il lavoro, coltivare relazioni sociali tramite Internet, magari con l’obiettivo di renderle concrete quando sarà possibile, stimolare interessi, curiosità, attività creative, nuove passioni…

     Un’ultima associazione viene in mente e nasce dal capolavoro Le avventure di Robinson Crusoe, di Daniel Defoe, pubblicato nel 1719 e considerato dalla critica letteraria come il primo romanzo moderno di avventura. Come possiamo immaginare il ritorno alla vita normale di ciascuno di noi? Prendiamo esempio dal protagonista. Robinson sopravvive per ventotto anni su un’isola deserta tra mille difficoltà, persino l’incontro con una tribù di cannibali. In questi ventotto anni c’è, da parte del protagonista, una lenta comprensione degli eventi della sua vita: dall’aver disobbedito al padre che lo avrebbe voluto avvocato all’aver avviato una piantagione di canna da zucchero in Brasile diventando ricco attraverso la tratta degli schiavi con l’Africa. Viene punito di questa atrocità con il naufragio in una piccola isola che chiama Isola della Disperazione, e che lo mette a dura prova. Costruisce una grande Croce, su cui incide la data del suo arrivo: 30 settembre 1659. Da quel momento farà giornalmente una tacca sulla croce per non perdere la percezione del tempo.

     Qui però cosa succede? Proprio in questo tempo sospeso, in questa “quarantena”, cresce in lui gradualmente una nuova fiducia nelle proprie capacità, sfrutta nel migliore dei modi i mezzi che ha a disposizione e comincia a capire quali siano le cose veramente importanti della vita. Salva Venerdì, un indigeno destinato al pasto dei cannibali, e conosce il valore dell’amicizia e della solidarietà. Lo istruisce e si migliorano a vicenda: Robinson diventa umano, empatico; Venerdì acquisisce le competenze per vivere nel mondo occidentale. Così, dopo ventotto anni, divenuto un uomo migliore, Robinson può tornare dove è nato e vivere con nuove consapevolezze.

     Possiamo noi “psi” con i nostri pazienti essere come Robinson e Venerdì? Fortunatamente non siamo su un’isola deserta. Abbiamo a disposizione diversi mezzi per affrontare questo tempo sospeso nel migliore dei modi. Perché non intraprendere una psicoterapia online, con l’obiettivo di reimpostare insieme ad un professionista questo percorso di (ri)nascita?  Che dire? L’epidemia c’è, affrontiamola insieme. Sarebbe uno spreco non trarre insegnamento da un evento di tale portata. Un lavoro ben accurato fatto ora sarà un aiuto prezioso per noi stessi e per le successive generazioni.

     Freud, del resto, aveva paragonato la sua creatura, la psicoanalisi, alla peste. Nel 1909 fece un viaggio negli Stati Uniti con due dei suoi collaboratori: Carl Gustav Jung e Sandor Ferenczi. In Europa aveva già portato scalpore con le sue teorie sulla sessualità infantile. In America avrebbe fatto lo stesso. E infatti, arrivato nel Nuovo Mondo, Freud avrebbe detto ai suoi collaboratori: “Non sanno che siamo venuti a portare la peste…” Interessantemente avrebbe anche prescritto ai suoi primi pazienti che entravano in analisi con lui una sorta di “quarantena”: non prendere nessuna decisione importante di nessun tipo, né patrimoniale né matrimoniale, finché l’analisi non fosse stata completata.

     Oggi molto è cambiato, i tempi dell’analisi e della psicoterapia sono generalmente più lunghi, le tecniche si sono evolute, i setting sono molteplici, ma resta sempre di grande valore il metodo psicoanalitico per raggiungere una più profonda conoscenza di noi stessi.

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