“L’immaginario Collettivo nei Sogni dei Pazienti nel periodo del lockdown” di Doriana Celestino

“L’immaginario Collettivo nei Sogni dei Pazienti nel periodo del lockdown” di Doriana Celestino

     La Pandemia Covid-19 ha modificato la nostra quotidianità (smart working, lezioni a distanza, con-vivenze “coatte”) oppure ci ha costretti a restare soli in casa, privandoci della socialità intesa come contatto con l’altro, incontrare l’altro per incontrare se stessi.

     Dopo 6 mesi da quel famoso 5 marzo 2020 quando al telegiornale ci fu detto “io resto a casa” ci sembra che la quarantena sia “volata in un batter d’ali”, si fatica a ricordare le lunghe file ai super-mercati, le strade vuote e silenziose, le aule spoglie. Consciamente sappiamo cosa abbiamo vissuto, possiamo dire che è stato un periodo difficile che NOI tutti abbiamo affrontato e di cui abbiamo co-struito un ricordo. Ma non ci viene spontaneo riflettere sul fatto che questo vissuto odierno, conscio, ha “contagiato” il nostro mondo onirico evidenziando dei temi ricorrenti.

     Rivedendo con i Colleghi della DREAMS i contenuti manifesti dei sogni dei nostri pazienti seguiti con la psicoterapia online durante il lockdown, ci siamo resi conto che erano caratterizzati da alcune tematiche frequenti (come anticipato dal dottor Nesci nel suo intervento a questo nostro webinar):

 – ambientazione horror;

– personaggi ed elementi persecutori;

– ambienti, case, edifici, contenitori di ogni tipo, modificati o danneggiati.

Essendo appassionata di cinema ed avendo negli anni della specializzazione alla Scuola Internazio-nale di Psicoterapia nel Setting istituzionale (SIPSI) partecipato a molti workshops “Cinema e So-gni”, ho subito associato i vari sogni a film e serie tv esplorando tematiche dell’immaginario collet-tivo dei nostri pazienti durante il lockdown. Secondo Freud l’arte, dunque il cinema in quanto forma d’arte, è un mezzo per affrontare le vicissitudini dell’esistenza poiché rappresenta una soddisfazione del desiderio sostitutiva, un’altra porta che apre all’inconscio, come il sogno. Inoltre l’esperienza del workshop “Cinema e Sogni”, un’invenzione del Dottor Nesci, aiuta a scoprire e superare bloc-chi e difficoltà nella comunicazione tra curanti e pazienti. Il workshop è strutturato in due momenti: vi è la proiezione serale di un film su un tema di salute (ad esempio la gravidanza) o malattia (ad esempio il cancro); la mattina dopo vi è la condivisione dei sogni della notte in un Guided Social Dreaming (Nesci, 2012) in cui il gruppo costruisce, con l’aiuto dei Conduttori, una catena associa-tiva grazie ai propri sogni indotti dalla visione del film. 

Sogni e associazioni filmiche

Vi propongo alcuni sogni dei nostri pazienti ed alcune associazioni con il cinema che ci aiutano ad esplorare le tematiche ricorrenti di questo periodo di pandemia con particolare riguardo all’espe-rienza del lockdown.

Sogno della Signora V.: “Sono rientrata in casa con mio marito e ritrovo la doccia ristrutturata con vetri al posto delle pareti e mi sento osservata da presenze che vogliono farmi del male”.

Sogno della Signora M.: “Sono sola in macchina, è notte e c’è la nebbia. Mi accorgo di essere in-seguita da un camion di suore assassine dagli occhi rosso sangue e sono terrorizzata perché mi hanno quasi raggiunta”.

     L’isolamento del lockdown viene associato, nel mio ascolto di questi sogni, con il film Shining del 1980 diretto da Stanley Kubrick, basato sull’omonimo romanzo di Stephen King. Il film narra di una famiglia che passa l’inverno in totale isolamento in un hotel in alta montagna. Il protagonista della vicenda è Jack Torrance (interpretato da Jack Nicholson), che si trasferisce con la moglie ed il figlio nonostante gli venga detto che anni prima il suo predecessore aveva perso la ragione e truci-dato la famiglia. La stessa sorte sembra aspettare Jack che, diventando sempre più irascibile, arriva a lasciarsi trasportare da folli istinti nei confronti della sua famiglia. Nella locandina del film l’atto-re Jack Nicholson appare trasfigurato, in preda alla pazzia. Questa associazione evidenzia come nel-l’immaginario collettivo di alcuni nostri pazienti l’isolamento è stato vissuto come un’angoscia pa-ranoide (essere inseguita da un camion di suore assassine) che ha creato un senso di indebolimento dell’Io (essere esposta agli sguardi di tutti per la sostituzione delle pareti con vetri trasparenti).

Il sogno della signora B.: “Mi trovo in vacanza con il mio compagno in una cittadina americana dove ogni casa ha due piani, ciascuna con il prato curato ed il portico con la sedia a dondolo. Sto bene perché sono sdraiata al sole e vedo il mare”.

     Nel mio ascolto, in seduta, ho subito associato il sogno con “Casalinghe Disperate” una serie televi-siva statunitense ideata da Marc Cherry e trasmessa dalla rete televisiva ABC dal 2004 al 2012. La serie tv narra la vita di sei donne dopo il matrimonio in una cittadina americana in cui alcuni fatti misteriosi sconvolgono l’apparente tranquillità della comunità (la morte di una vicina, l’arrivo di nuovi vicini, il ritorno di una vecchia amica). Una realtà molto tranquilla che cela inquietanti dina-miche familiari e sociali che spesso sono la spinta pulsionale del cambiamento… Mi sono chiesta, tra me e me, ascoltando questo (ed altri sogni di vacanza e di evasione di altri nostri pazienti), cosa cercavano realmente i nostri pazienti durante la quarantena… La casa/corpo a due piani, il mare, il sole, la sedia a dondolo… sono tutti elementi associabili con la regressione alla vita prenatale, così come l’essere sdraiata su un lettino rimanda all’universo onirico: un desiderio di “incubazione” po-sitiva, come nel rito di cura del culto di Asclepio, nel lockdown per una rinascita, oppure la nega-zione dell’angoscia di un incubo di avere il virus in incubazione?

Il sogno del signor A.: “Sono seduto ad una tavola imbandita di ogni bene con parenti ed amici che non vedo da tanto tempo a festeggiare e brindare all’anniversario di matrimonio dei miei geni-tori, anche se so che sono deceduti diversi anni fa”.

    Questo sogno esprime il sentimento di lutto che è stato provato da noi tutti nel lockdown per l’im-possibilità a festeggiare e vivere atmosfere conviviali. Il paziente, nel sogno, esprime il desiderio dell’allegra tavolata che festeggia il matrimonio dei genitori, pur sapendo che nella realtà sono mor-ti. Associativamente, grazie ad un suggerimento della Collega Monica Medici, arriviamo al film “Il pranzo di Babette”. Babette era una vedova fuggita da Parigi perché perseguitata all’epoca della Ri-voluzione. Rifugiatasi in un villaggio danese, decide di spendere tutti i suoi soldi per organizzare un pranzo in memoria del padre delle due donne che l’hanno ospitata, per dimostrare la propria ricono-scenza. I dodici invitati al banchetto, aiutati dalla bontà del cibo, dall’atmosfera e dall’amore con cui i piatti sono stati preparati dalla donna, diventano gioviali e felici superando le precedenti anno-se discordie e riportando la concordia nella comunità. Mi sembra importante sottolineare che il cibo non è stato solo presente nell’immaginario collettivo dei nostri pazienti seguiti con la psicoterapia online durante il lockdown ma occupava spesso la loro quotidianità come nel caso della maestra Elisabetta che ha addirittura inventato una canzone con le parole della ricetta della pizza di sua madre ed utilizzandola come un video online per i suoi alunni di scuola primaria (Celestino, 2020).

Bibliografia

Celestino D. e Nesci D.A. (2020) “La Maestra Elisabetta”. Blog DREAMS onlus, 30 marzo 2020,

https://www.dreamsonlus.it/la-maestra-elisabetta-di-doriana-celestino-e-domenico-arturo-nesci/?%20fbclid=IwAR2Z3mb6fSDlMAgGgCsm8gH1LQ7SV33rytkOV5xvyeAGjOSRp80tqmLEo3M

Freud S. (1899): “L’interpretazione dei sogni”, in “Opere”, vol. III, Boringhieri, Torino, 1966. Freud S. (1900): “Il sogno”, in “Opere”, vol. IV, Boringhieri, Torino, 1970.

Freud S. (1901): “Psicopatologia della vita quotidiana” in “Opere”, vol. IV, Boringhieri, Torino, 1970. Klein M. (1946): “Note su alcuni meccanismi schizoidi”, Boringhieri, Torino, 2006.

Klein M. (1957): “Invidia e gratitudine”, Martinelli, Firenze, 2000.

Nagera H., (1969-70): “I concetti fondamentali della Psicoanalisi, vol. II, Boringhieri, Torino, 1972.

Nesci D.A. (2012) Multimedia Psychotherapy – A Psychodynamic Approach for Mourning in the Technological Age. Lanham: Jason Aronson, 2012-2013.

Nesci D.A. (2020) “La Pizzacanta della Maestra Elisabetta”. Blog DREAMS onlus, 3 aprile 2020

https://www.dreamsonlus.it/la-pizzacanta-della-maestra-elisabetta-di-domenico-arturo-nesci/

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